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Crystal Salt

Come ogni essere umano, anche io ho le mie muse

Immagine del redattore: Cristina DeutschCristina Deutsch

Solo per iniziare a scrivere il presente testo ho dovuto distruggere mezza casa... Da un lato il problema è chiaramente legato ai „libri fisici” - qui intervengono sempre chissà quali leggi segrete di Murphy che stabiliscono che non si potrà mai trovare il libro di cui hai bisogno in modo con congruo anticipo. Non sono riuscita a controllare, ma scommetto che esiste una legge del genere. Stavo cercando, in una maniera normalissima, il giorno prima di Pasqua, il volume di Camille Flammarion, Urania, perché vorrei parlare delle muse. Questa è stata probabilmente la seconda ragione: le muse, essendo estremamente capricciose a modo loro, ti daranno sicuramente del filo da torcere quando fai qualcosa del genere. Il volume in sé non mi serve, tanto più che è anche in ungherese - quindi, nonostante i due anni passati a imparare questa lingua, non credo di riuscire a maneggiare il testo nemmeno col dizionario... Ma è quel libro che da bambina era quasi proibito toccarlo - eppure lo facevo, di nascosto, perché mi affascinava a tal punto che potevo giurare che mi sembrava la cosa più bella sulla faccia della terra. È un'edizione del 1896, pubblicata a Budapest, e la copertina, che originariamente era rivestita di velluto blu, mostra la musa Urania che si trascina dietro (in un volo celeste, suppongo) un giovane addormentato. Il volume è ricco di disegni, immagini che mi hanno aiutato, a quell'età, a „riscrivere” quasi tutto ciò che pensavo dovesse contenere il misterioso libro.



Ma ora che l'ho trovato, sono sicura che le muse si stanno divertendo a mie spese, dall'alto. Magari fanno anche una gara tra loro per vedere chi riesce a essere più bisbetica nei miei riguardi. Non c'è da meravigliarsi che ogni volta che le invito a giocare in un testo mi imbatto sempre in tali problemi tecnici - non sono proprio nove, ce ne sono solo quattro, ma hanno l'abitudine di mescolarsi tra loro. Tre sono nell'altro mondo, uno, chiamato anche la „musa barbuta”, è in buone condizioni e forte, grazie.

La musa numero 1 è Alfa, una cagna boxer bionda, che mi ha praticamente preso sotto la sua ala da cagnolina da quando sono nata fino a quando avevo 12 anni. A proposito, quando se n'è andata, gli ho dedicato anche una poesia intitolata Ti ho perso, o mia cara amata! che (anche se ce l'ho ancora, perché io sono così, conservo tutto...) preferisco non riprodurla qui. Per favore, dato che non avevo nemmeno 12 anni, immagino che potrei trovare scuse... Da lei ho imparato, tra l'altro, che cercare di scappare di casa è invano, qualunque cosa tu faccia, sarai trovato alla fine ... Inoltre, anche che (almeno in linea generale) un cane grosso è meglio di un cane piccolo - oltre al fatto che puoi usarlo come un cavallo se vuoi, ha anche una capacità molto migliore di mangiarsi velocemente qualsiasi cibo viene messo nel tuo piatto e non hai voglia di mangiarlo... In un certo senso non sei solo il figlio problema dei tuoi genitori, ma anche un piccolo cane boxer - quindi ti devi comportarti come tale.

Il vantaggio è che non importa quante stupidaggini tu faccia, non importa quanto grandi, nessuno ti prenderà da sotto il tavolo se il cane boxer si mette a „coperchio”. Sicuramente ne ha tutto il diritto, ti ha trovato dopo che te ne sei andata di casa mentre tutti dormivano e sei andata al parco ad addormentarsi dentro una barchetta di metallo... Inoltre ho imparato da lei come si rosicchia un osso... Non so come i miei mi avessero persa di mia vista, ma sono rimasti di stucco: io, seduta accanto ad Alfa, gli avevo tolto l'osso dal muso e lo rosicchiavo con un appetito indescrivibile (sospetto che, avendo solo due denti in quel momento, comunque senza molto successo...). Anche Alfa si era seduta, accanto a me, e mi guardava con totale indulgenza. Probabilmente è stata una delle poche volte in cui mi sono comportata come dovrebbe comportarsi un cucciolo normale...

La musa numero 2 si chiama Luna ed entra nella tua vita quando hai 28 anni, hai appena perso tua madre e il tuo futuro marito ti dice che „abbiamo un cucciolo”. Immagini qualcosa di piccolo, delle dimensioni del tuo palmo, ma quando arrivi all'aeroporto e sali in macchina ti svegli con qualcosa che sembra una capretta. Ti lecca tutto il viso e poi si accoccola sulle tue ginocchia e resta lì. Questa musa ha la barbetta e gli occhi marroni e la sua coda è come una carota. Puoi sederti al computer e lavorare quanto vuoi - le muse sono generalmente molto tolleranti su questo aspetto - ma solo se le lasci dormire con la testa sulle tue pantofole. Luna, almeno nella prima parte della sua vita, era anche una sorta di critico letterario: sedeva accanto a me, con le orecchie tese e gli occhi puntati su di me. Le orecchie erano una specie di antenne paraboliche, catturavano tutto. Era particolarmente interessata a tutto ciò che le leggevo, soprattutto perché l'avevo corrotta con varie cose gustose. Non mangiava mai libri, preferiva le scarpe. Da lei ho imparato una cosa fondamentale: se qualcuno ti infastidisce, anche solo un po', mordilo.


A un certo punto, quando Luna aveva circa cinque anni, entrò in scena un altro tipo di musa ispiratrice. Insomma, più un „muso” che una „musa”. E questo aveva accesso diretto al computer, quaderni e libri, perché il suo fisico gli permetteva arrampicarsi dappertutto. Di professione gatto, Miciu-Piciu partecipava attivamente a qualsiasi evento culturale, si metteva sulla tastiera del computer solo quando pensava che era tutto apposto, hai lavorato abbastanza ed è ora di giocare. Gli piaceva annusare le pagine scritte, e se qualcosa non gli andava bene, saltava su e risolveva il problema estetico con quella che io chiamavo „eau du chat”. Chiunque abbia mai avuto un gatto maschio sa di cosa sto parlando... Non distruggeva neanche i libri (sebbene potesse raggiungerli), l'unica fantasia che si è soddisfatto è stato farsi le unghie su un volume di Majakovskij. Ma era cartonato, quindi immagino che la tentazione fosse davvero troppa...


Con Miciu-Piciu al mio fianco, la scrittura è diventata un'avventura piena di imprevisti. Non ero più sola davanti alla pagina bianca, ma avevo una presenza critica e instancabile che analizzava ogni mia parola. Mi sentivo come se avessi il mio editore personale, anche se era solo un gatto dagli artigli affilati. Aveva sicuramente senso estetico, altrimenti non avrebbe vomitato sugli articoli che stavo preparando per il Dizionario... Luna e Miciu si completavano in un modo stranissimo: quando abbiamo portato a casa Miciu, lo abbiamo tenuto nascosto in camera da letto per circa una settimana. Stavamo entrambi, io e mio marito, uscendo di casa, chiudevamo bene la porta della stanza... Mio padre, che non sapeva assolutamente nulla della presenza del gatto, aveva commentato che i vicini non sono del tutto normali, hanno tantissimi gatti che continuano a miagolare e miagolare così forte come se vivevano tutti in casa nostra... Beh, almeno io ero assolutamente convinta che Luna, nel momento in cui avesse visto quel povero cristo, se lo sarebbe mangiato a squarciagola. Quando lì, il primo incontro tra i due, fu una sorta di „ritorno del figlio prodigo”. Lo annusò, lo leccò e se lo portò direttamente nella cuccia sua. Il gatto è diventato un tipo di cucciolo più speciale. Anche Miciu era pieno di amore filiale, tutto quello che rubava dalla tavola lo divideva con l'altra. Non poteva nemmeno essere rimproverato, figuriamoci punito, qualunque cosa facesse: se sbagliavi, rischiavi di essere mozzicato dalla pazza. Quando Luna morì, Miciu non mangiò per diversi giorni. Veniva, ci guardava e continuava a cercare, andava alla porta e aspettava che tornasse Luna.


Dopo un anno entra in scena la quarta musa: Tano. La musa più barbuta finora che, fin dall'inizio, è rimasta affascinata da quello che facevo al computer. Meglio dire „affascinato”, perché anche lui, come Miciu, è comunque un maschietto. In altre parole, un altro tipo di „muso”. Veniva quando aveva pochi mesi e si sedeva solo per guardarmi lavorare. E guardava, e guardava, ma così intensamente che non riuscivo più a fare niente. Di tanto in tanto penso che avesse pietà di me, passava in cucina e mi portava delle patate (probabilmente pensando che avrei avuto fame) e avvolte delle bottiglie d'acqua. A un certo punto ha portato un bottiglione grande di grappa. In un'altra occasione è venuto con un coltello tra i denti. Di tanto in tanto mi portava dei giocattoli, io lasciavo lì quello che stavo facendo per poterci occuparmi di cose importanti. Scrivevo altre tre parole, gli lanciavo la palla... Ora sa quando lavoro, viene piano piano e si siede. Mi ha anche fissato un orario di lavoro, alle 8 di sera si presenta e, se non lascio andare tutto, inizia a tirarmi dai vestiti. Non rosicchia nemmeno i libri, anche se, tra tutte le muse, è il più grande roditore. Conosce la differenza tra un opuscolo pubblicitario e un libro; può rompere il primo senza problemi, è un suo diritto. Uno dei momenti più piacevoli per lui (tranne quando guardiamo film interessanti, che, in traduzione, significa film con cavalli - o almeno qualche con qualche pecora...) è quando ci sediamo e leggiamo insieme. Si sdraia accanto a me felicemente. Vabbè, c'è anche il momento in cui guardiamo insieme i cartoni animati... A differenza di tutte le altre muse, Tano è molto interessato alla tv e al tablet. E, a differenza di me, guarda anche il telegiornale e, ovviamente, il calcio (si entusiasma davvero).


Prese così, insieme, queste mie muse mi hanno indotto un grande dilemma: cosa sono io alla fine, un cane o un gatto? O forse anche un topo - e, in questo senso, varrebbe la pena menzionare anche Dănuț, il criceto che ho ricevuto per il mio compleanno, credo quando ho compiuto 10 anni. Gli piacevano così tanto le noci che se volevi creargli un grande dilemma esistenziale, gli davi quattro metà. Due di loro li infilava nelle tasche laterali sulla sua bocca (i criceti hanno una specie di tasca lungo la mascella dove possono nascondere il cibo). Il terzo lo teneva nel muso, e con la quarta metà tra le zampe, correva disperatamente dentro il suo barattolo per vedere dove poteva nasconderlo. Poi iniziava il riordino: si sputava la noce di bocca, tirava fuori quello che aveva dosato dai sacchetti e cercava di arrangiarsi in qualche modo con il quarto pezzo. Per risolvere il problema, sapeva sempre cosa sì doveva fare: mangiava uno dei quattro pezzi, dopodiché riordinava il resto.


Quindi non c'è da meravigliarsi se ho iniziato a chiedermi se fossi un cane o un gatto, o forse anche un topo. Come potevo essere sicura quando le mie muse sono così diverse? Questo è probabilmente il motivo per cui sono rimasti al mio fianco, indipendentemente dal fatto che siano fisicamente con me o meno. A ogni modo, penso che sia bello non essere definiti da un solo animale. Vale la pena godermi tutte le parti di me, sia che ciò significhi abbaiare o fare le fusa. Voglio dire, non mi dispiacerebbe essere un cane che gioca con una palla, o un gatto che si fa le unghie sul divano.


E chissà, forse le mie muse sono, a loro volta, un miscuglio di più animali. Forse Miciu aveva un po' di cagnolino dentro e il mio Tano a volte si comporta come un criceto.


Ma le etichette contano meno. Cane, gatto, umano l'importante è poter giocare con chi e come vuoi, sempre.

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Miho
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