
Devo ammettere che sono stata attratta, all’inizio, da Cursed Bunny/ Il Coniglietto Maledetto dalla copertina. Non sapevo assolutamente nulla di Bora Chung, autrice coreana (meglio dire sudcoreana...) con tre romanzi e tre volumi di racconti già pubblicati. Quel coniglio assurdo, neon, mi ricorda qualcosa legato a Squid Game (se non hai visto la serie – anche se penso che (quasi) tutti l'hanno vista – trovala su Netflix, ne vale la pena. Later edit: ora inizio a vedere anche alcune connessioni con Black Mirror ; anche questa serie televisiva, sempre trovata su Netflix – penso che sia da non trascurare! Infatti, credo di non essermi sbagliata, il libro di racconti si prova un po' in quella zona – ovviamente non tanto dal punto di vista tematico, ma piuttosto come umore. La copertina riprende perfettamente il tono surreale e leggermente inquietante del libro, un'illustrazione stravagante di una fiaba "contorta" combinata con un poster di un film dell'orrore.È sicuramente un libro di racconti che riesce a incutere terrore nell’anima (sto scherzando, non è che mi spaventi così facilmente...). Basta dire che ti farà sicuramente dubitare di tutto ciò che pensavi di sapere sui coniglietti, generalmente parlando. Insomma, non solo sui coniglietti, ma anche su le persone – un misto di realismo magico e horror della migliore qualità, un melange che, tra l'altro, ha portato all'autrice il premio PEN (e le porterà di più, ne sono sicura). E, per non parlare a vanvera qui (visto che il libro sembra che non sia stato ancora tradotto neanche in Italiano, almeno per quanto ne so io, ma lo trovate nella traduzione di Anton Hur, pubblicato da Honford Star, nel 2021, vi lascio qua un assaggino estratto del primo racconto del libro, The Head/ La testa: „Un giorno la donna usò il bagno come al solito, tirò lo sciacquone e si stava lavando le mani. La testa comparve nel cesso dietro di lei, come faceva di solito. La donna lo fissò per un po' traverso il riflesso nello specchio. Anche la testa la fissò. La faccia sfilacciata sotto i ciuffi irregolari di capelli che normalmente doveva essere gialla e grigia era stranamente rossa.
La donna si ricordò che aveva il ciclo.
„Il tuo colore sembra diverso”, aveva detto alla testa. „Ha qualcosa a che fare con lo stato del mio corpo?”
La testa rispose: „Madre, lo stato del tuo corpo ha un effetto diretto sul mio aspetto”. Questo perché la mia intera esistenza dipende da te.
La donna si tolse le mutande e il tampone. E lo incollò, macchiato di sangue mestruale, sulla faccia della testa e lo spinse giù nel cesso. Tirò lo sciacquone". (Bora Chung, Cursed Bunny. Honford Star, 2021, tradotto in inglese da Anton Hur, p. 6).
Ma questo non è tutto. La parte più interessante è che questa Testa (che io scrivo con la maiuscola, anche se nel libro non è individualizzata, è solo testa) è un personaggio estremamente vivo. E penso che in realtà sia questa la forza del volume, anche se vedo che l'enfasi è più sulle implicazioni tematiche (come il capitalismo, il patriarcato e altre cose simili). Dal coniglietto maledetto titolare (la storia che dà il titolo al libro credo sia anche la migliore di tutte, anche se – almeno per me – gli fa concorrenza The Snare/ La Trappola, dove la protagonista è una volpe) alle creature da un altro mondo e vari protagonisti umani, ogni personaggio è intriso di una voce e di una prospettiva uniche che sono sia riconoscibili che affascinanti. Improvvisamente ti ritrovi come lettore in un mondo da incubo, no, in un mondo magico dove gli incubi sono assolutamente normali.
"Le condizioni del bambino erano solo peggiorate dopo la loro visita all'ospedale universitario. Il bambino non riusciva più a riconoscere i volti dei suoi genitori, si sporcava ripetutamente i pantaloni, non poteva camminare correttamente e continuava a borbottare tra sé, ma non pronunciava più parole che potevano avere un significato. Trascorreva la maggior parte della giornata sdraiato sul letto, fissando il soffitto con aria assente, borbottando di tanto in tanto, l'unica cosa su cui era costantemente ossessionato era la lampada-coniglietto. La lampada-coniglietto era stata spostata dalla scrivania sul comodino, e il bambino, brontolando al soffitto, di tanto in tanto si voltava a guardare la lampada, il che sembrava calmarlo, ma diventava irrequieto e urlava ogni volta che o qualcuno cercava di toccarla.
Durante il sonno, il bambino a volte sbuffava, rosicchiava o si agitava le orecchie come un coniglio, ma nessuno degli adulti intorno a lui se ne accorgeva. Nei suoi sogni, il bambino era seduto sotto un albero con un coniglio bianco dalle orecchie a punta nera, che si mangiava allegramente il suo cervello. Più lo rosicchiava, più stretto diventava il mondo del bambino, finché era arrivato a non poter più lasciare quel pezzettino di terra che condivideva con il coniglietto sotto l'albero. A quel punto non riusciva a capire nient’altro se non la gioia di essere insieme al suo amico”. (Cursed Bunny, p.41).
Ovviamente, Cursed Bunny non è quello che potremmo definire „un libro normale”. Questo perché, nonostante la crudeltà mostrata, ogni storia riesce a coinvolgere il lettore, in una partecipazione quasi diretta, a un'avventura diversa che lo porta in mondi strani (ma non necessariamente meravigliosi) dove tutto è possibile. Prima di sapere che il coniglietto in questione era in realtà una lampada a forma di coniglietto (ma non per questo non è che diventi meno „personaggio”) ho subito fatto il collegamento con il Bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie. E, almeno (ma non esclusivamente) a livello di emozioni che questo volume ti provoca una volta letto, possono essere mese davvero bene in collegamento: troviamo qui, come anche da Lewis Carroll, un misto di gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto, curiosità, ammirazione. Almeno a mio avviso è un libro che ti rimane in testa molto tempo dopo che hai finito di leggerlo (cosa che accade rapidamente, sono meno di 200 pagine), proprio come succede anche con Alice. Un altra connessione che mi è subito venuta in mente è stata con Beloved di Toni Morrison, tradotta in italiano sotto il titolo Amatissima, traduzione di Giuseppe Natale, Frassinelli Editore, 1988. Probabilmente, i tre testi potrebbero essere collegati principalmente attraverso il modo in cui viene utilizzata la fantasia, la capacità di indurre l'orrore e, soprattutto, il simbolismo manipolato dall’autore con l'intenzione di esplorare vari aspetti dell'esperienza umana.
Ma, andando un po' più a fondo (non molto...), notiamo subito che tutti e tre i volumi (non dimentichiamoci che si tratta di due romanzi e un volume di racconti!) hanno al centro una protagonista femminile attivamente coinvolta in un viaggio in un mondo fantastico che mette alla prova la sua percezione della realtà. In Cursed Bunny, ogni storia segue una donna diversa che sperimenta un fenomeno soprannaturale che sconvolge la sua vita normale. Ad esempio, nella storia che dà il titolo al volume, una donna eredita un feticcio maledetto che porta sfortuna a chiunque lo tocchi (e, come si è ben visto sopra, non si risparmia nemmeno i bambini). In Alice nel Paese delle Meraviglie, Alice cade nella tana di un coniglio ed entra in un mondo strano e stravagante dove incontra animali parlanti, cambia dimensioni e partecipa a giochi assurdi. In Beloved, Sethe è perseguitata dal fantasma della figlia morta, che ritorna sotto forma di una giovane donna chiamata Beloved: „ Sethe fece per prendere la bambina, senza lasciar andare l’altra, morta.
Baby Suggs fece cenno di no col capo. «Una alla volta», disse, e si fece dare la viva in cambio della morta, che poi lei portò in soggiorno.Quando ritornò, Sethe stava indirizzando un capezzolo insanguinato verso la bocca della bambina. Baby Suggs batté il pugno sul tavolo e urlò: «Pulisciti! Pulisciti!» A quel punto si misero a lottare. Lottavano come due rivali per il cuore dell’amato. Ognuna cercava di impadronirsi della poppante. Baby Suggs perse, allorché scivolò in una pozza rossa e cadde a terra. Così Denver, insieme col latte della madre, prese anche il sangue della sorella.” (Toni Morrison, Amatissima, traduzione di Giuseppe Natale, Frassinelli Editore, 1988, p. 153). Latte, sangue e altri fluidi corporei abbondano anche nel Cursed Bunny/ Il Coniglietto Maledetto. Si sa il fatto che Alice's Adventures in Wonderland di Lewis Carroll include anche una serie di scene che coinvolgono l'atto di mangiare o bere. Basta pensare al Cappellaio Matto e al suo Tea Party, dove Alice si unisce a un gruppo di eccentrici personaggi per assaggiare il tè. Il tutto in un'atmosfera di caos ordinato, dove la logica esiste (solo che è invertita), facendo scivolare tutto in un orrore accentuato dalla „tenerezza del momento”. Un'altra scena memorabile che coinvolge „nutrienti” è quando Alice cresce e si rimpicciolisce dopo aver mangiato un biscotto con l'etichetta „Mangiami” e aver bevuto una pozione con l'etichetta „Bevimi”. Questi cambiamenti dimensionali portano a una serie di situazioni bizzarre e umoristiche (noir) mentre Alice lotta per navigare in un mondo che sembra cambiare e roteare costantemente intorno a lei. In generale, l'atto di mangiare o bere è utilizzato da Lewis Carroll come un modo per evidenziare l'assurdità e l'imprevedibilità del mondo in cui si trova Alice.
Un'altra somiglianza sarebbe che tutti e tre gli scritti (in una maniera ovvia, dell’altro!) usano elementi di orrore per creare un senso di paura, suspense e terrore sia per i personaggi che per i lettori. In Cursed Bunny, molte delle storie riguardano la violenza, la morte, la mutilazione e la tortura (scelte piuttosto blande e normali, in genere, per gli scrittori asiatici), presentandole come conseguenze delle azioni o dei desideri dei personaggi. In Snare/ La trappola, racconto che ho citato poco sopra (e che ha anche una visibile vena fiabesca) si parla un uomo che cattura e tortura una volpe dal sangue dorato e che finisce per essere mangiato, a sua volta, letteralmente. E non solo lui, ma tutta la sua famiglia. In Alice nel Paese delle Meraviglie, Alice affronta varie minacce e pericoli da parte degli abitanti del Paese delle Meraviglie, come la decapitazione dalla parte della Regina di Cuori. Non dimentichiamo anche il Jabberwock con „le ganasce che mordono” e „gli artigli che catturano” (che penso appaia in Attraverso lo specchio, non proprio in Alice). In Beloved, invece, Sethe rivive il trauma del suo passato di schiava che è stata frustata, violentata e separata dai suoi figli. Ma anche qui il cibo gioca un ruolo importante. Non tanto il „cibo” in sé, ovviamente, ma l'atto di nutrirsi. Baby Suggs, ad esempio, predica un messaggio di amor proprio (in senso religioso) e incoraggia i suoi seguaci a godersi il proprio corpo, compreso il cibo che mangiano. I suoi sermoni spesso coinvolgono immagini di abbondanza, come campi di grano, un contrappunto alla disumanizzazione e al degrado vissuti dai personaggi come schiavi. Un simbolo importante è il prugnolo (The Chokecherry Tree) – il suo frutto è amaro e velenoso, un'immagine associata alla morte e al trauma in tutto il romanzo. Per non parlare delle tendenze cannibalesche di Beloved...
Un terzo punto di connessione sarebbe che tutti e tre usano il simbolismo per trasmettere significati e messaggi più profondi sui loro temi e problemi. In Cursed Bunny, molte delle storie coinvolgono animali od oggetti come simboli di oppressione, resistenza o trasformazione. Ad esempio, in Snare, la volpe rappresenta sia la libertà che lo sfruttamento; il suo sangue d'oro liquido simboleggia sia la ricchezza che il dolore. In Alice nel Paese delle Meraviglie, molti dei personaggi e degli eventi sono allegorie di vari aspetti della società vittoriana, legati alla politica, all'istruzione, alla logica, alla matematica, alla religione, ecc. Ad esempio, il tè del Cappellaio Matto si riferisce all'assurdità e alla futilità delle convenzioni sociali e dell'etichetta; il sorriso Del Gatto del Chesire (il mio personaggio preferito, ovviamente...) segna l'ambiguità dell'identità; il gioco del cricket rappresenta la natura arbitraria e tirannica del potere e dell'autorità. E così via. In Beloved, al contrario, molti dei personaggi e degli eventi sono simboli di schiavitù, memoria, trauma, guarigione e amore. Nel suo insieme, Beloved stessa rappresenta sia l'orrore che l'eredità della schiavitù; il suo nome rappresenta sia la colpa di Sethe che la sua sfida; il suo appetito rappresenta sia il suo bisogno di affetto che la sua distruttività; la sua scomparsa rappresenta sia il rilascio che la perdita di Sethe.
E via dicendo... Potrei continuare (perché, insomma, ho appena iniziato...). Inizialmente avevo pensato di condividere con voi solo un frammento dell'impatto che ha avuto su di me il libro di Bora Chung (che, sì, dovrebbe essere tradotto anche in italiano il prima possibile...). Ho finito per scrivere di Beloved e di Alice... Altri due libri che, se non avete letto (anche se sospetto che almeno Alice sia nota a tutti...) vi consiglio di leggerli. E Alice – sicuramente letta dai più durante l'infanzia – varrebbe la pena rileggerla: ora vedrai il romanzo con occhi diversi, dal punto di vista di un adulto.
Siccome è chiaro che non posso farne a meno, aggiungo qualcos'altro: un confronto tra i tre da una prospettiva geocritica funzionerebbe molto bene (ho un'ossessione al momento, non so cosa fare...). Secondo me si presta perfettamente: ad esempio una discussione sullo spazio eterotopico (si può vedere come, in Il coniglietto maledetto, ogni storia crea uno spazio eterotopico che sfida o sovverte le aspettative e le convenzioni dello spazio realistico; in Alice nel Paese delle Meraviglie, il Paese delle Meraviglie è uno spazio eterotopico che contrasta con la casa di Alice nell'Inghilterra vittoriana; infine, in Beloved, con 124 Bluestone Road abbiamo un altro tipo di spazio che contrasta con il resto di Cincinnati). Ma mi fermo qui (posso anche diventare noiosa, lo so...). Se c'è interesse, sono disposta a sviluppare l’argomento in futuro, comunque.
P.S. Non dimenticate: le traduzioni dei frammenti del testo di Bora Chung sono fatte da me (non ho messo citazioni di Alice perché il libro si trova facilmente, si può scaricare anche gratuitamente dalla rete che io sappia... ). Se volete usare qualcosa di qua, per favore menzionate il mio nome (questo è tutto, non chiedo altro). Inoltre, se avete qualcosa da dire o semplicemente sentite il bisogno di aver un dibattito (amichevole...) con me, siete tutti benvenuti nell’area commenti.
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